Storia di un pollice

Da quando Marco è nato ha sempre avuto una grande passione per il mio pollice.
Mentre gli davo il latte lo afferrava e carezzava l’unghia del pollice con le sue dita (veramente tuttora lo fa, perchè la sera si spara ancora il suo bel biberon).
Quando, ad un anno e mezzo, l’ho portato all’asilo nido, fatalmente chiamato “Pollicino”, ha afferrato il mio burrocacao e l’ha tenuto stretto in mano per tutto il tempo in cui me ne sono andata. Il burrocacao aveva sia la forma del mio pollice, sia l’odore della mia bocca.
Per una settimana è vissuto in simbiosi con il mio burrocacao, addirittura si addormentava e si risvegliava con il burrocacao ancora stretto in mano.
Poi ha abbandonato il burrocacao, ma non la passione per il mio pollice, che continuava a carezzare con le sue dita.
All’inizio lo chiamava “Po-i-pe”.
Cresciuto, finalmente ho potuto chiedergli “Ma mi spieghi che ha di così bello questo pollice?”.
E così ho capito che gli piace il fatto che ha l’unghia morbida e liscia.
Ed ora è arrivato a coniare un termine apposta: “Mamma, ti voglio polliciare!”

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